21 novembre 2018. Dissacrante, anticonformista, iconoclasta, Daniele Kihlgren è il terzogenito ribelle di una ricca famiglia italiana di imprenditori del cemento.
Alla fine degli anni Novanta visita a cavallo della sua moto Santo Stefano di Sessanio, un borgo medievale aggrappato su una cima delle aspre montagne abruzzesi. È amore a prima vista.
Intuisce che è il luogo giusto per dare corpo a una sua vecchia idea: restaurare in modo filologico un borgo medioevale in rovina, per fare del paese intero un albergo diffuso.
L’idea è di trarre profitto dalla conservazione del paesaggio anziché, come troppo spesso accade in Italia, dalla sua devastazione.
È una idea buona e funziona. I turisti cominciano ad accorrere. Sull’onda dell’entusiasmo Kihlgren comincia a comprare case in altri borghi simili e avvia un progetto analogo nei Sassi di Matera.
Ma Daniele ha un temperamento più artistico che imprenditoriale. E un’amministrazione poco accorta, unita a un perfezionismo quasi maniacale, presto genera problemi.
La situazione diventa critica: il sogno di un progetto privato per la conservazione dei beni culturali – portato avanti senza un euro d’intervento pubblico – rischia di infrangersi contro lo scoglio dei debiti e della crisi.
Sullo sfondo di spettacolari paesaggi italiani il regista Alessandro Soetje dipana il racconto metaforico di un uomo che, come il suo Paese, ha un’anima profonda, ma non riesce ad amare se stesso.
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