Un problema politico.
Intorno alla fine degli anni 90 è iniziato il progetto nel borgo di Santo Stefano di Sessanio e dopo qualche anno nei Sassi di Matera come esempio prototipico di quel patrimonio “minore” che si voleva tutelare.
Per quanto riguarda la ridestinazione è stata scelta un po’ per caso quella alberghiera, al fine di dare un senso all’investimento privato.
Il progetto si è sviluppato quindi sui prioritari aspetti identitari di questi luoghi ovvero il restauro con specifici disciplinari per questa tipologia di patrimonio, il rapporto tra costruito storico e paesaggio, anche se di competenza degli enti territoriali e infine lo sviluppo di alcuni aspetti delle culture materiali del territorio, dal cibo all’artigianato domestico.
Per quanto riguarda il ritorno dell’investimento, il progetto, per quanto perfettibile, si è dimostrato la principale variabile di questo investimento e la premessa della sua sostenibilità economica.
Per quanto riguarda invece l’eventuale valore culturale di Santo Stefano di Sessanio o lo status di patrimonio di questa tipologia di borgo, è da considerare che nella letteratura dei viaggiatori ottocenteschi, in quelle poche pagine dedicate agli “Abruzzi”, non ci sia mai stato particolare interesse per Santo Stefano di Sessanio, nonostante qualche occasionale visitatore straniero, lo stesso si può affermare per le pubblicazioni di argomento turistico del secolo scorso.
Santo Stefano di Sessanio ha iniziato a essere considerato quale patrimonio da tutelare a seguito della consapevolezza ormai diffusa a proposito delle invasive urbanizzazioni che negli ultimi settant’anni hanno fatto venire meno Paesaggi storici estremamente peculiari in cui il patrimonio Architettonico si confondeva come naturale derivazione col territorio.
In questa architettura minore il patrimonio storico, architettonico e paesaggistico è sostanzialmente assimilabile all’interno di un medesimo contesto geografico e quindi si potrebbe affermare che la valenza storica, estetica e “affettiva” del borgo e del suo territorio è direttamente proporzionale all’assenza di costruzioni contemporanee, fortemente in distonia col patrimonio originario.
Il ritorno economico sul territorio di questo progetto culturale a Santo Stefano di Sessanio è stato significativo:
Dalla fine degli anni 90, data di inizio del progetto ad oggi, le attività a finalità ricettive sono passate da 1 a 23 e parimenti, con un andamento meno logaritmico ma significativo, c’è stato l’aumento del numero di ristoranti e di una variegata tipologia di botteghe.
Nonostante l’integrità sia l’unico valore di Santo Stefano, il modello è a rischio proprio per ragioni specificatamente politiche.
L’attuale situazione normativa fa sì che i borghi continueranno a vedere, amministrazione dopo amministrazione, il sorgere di nuove costruzioni slegate dal pubblico interesse e dalle necessità degli abitanti e, non solo per il nuovo costruito finalizzato alle seconde case per motivi turistici per i quali da tempo è sensibilizzata la pubblica opinione, ma anche a seguito degli episodici finanziamenti pubblici che transitano per quel territorio e che vengono richiesti dall’ente locale, il Comune, in ottica di mero assistenzialismo, a prescindere da quale ne sia l’oggetto e le finalità.
Per quanto esistano strumenti di tutela, la pluralità di normative del sistema legislativo italiano e la fondamentale rilevanza del Comune nella gestione urbanistica del proprio territorio rendono, di fatto, molto difficile conservare quel rapporto unico tra costruito storico e territorio circostante.
Questo rapporto identitario, quindi, si è eroso a causa di una pluralità di invasive politiche di sviluppo urbano che, negli ultimi settant’anni, hanno portato a una vera e propria estinzione di Paesaggi.
Nel materiale iconografico, anche in ambito artistico, è evidente quanto drammatica sia la perdita di quello che è stato.
Paesaggi che non torneranno più.
Questo modello potenzialmente replicabile nelle aree interne del nostro Meridione, dove c’è una forte presenza di borghi sulla via dell’abbandono, è fondato sulla tutela del patrimonio storico paesaggistico ma, stante le normative in essere, nel lungo periodo è destinato a venire meno nonostante il suo valore culturale e di economia sociale.
Daniele Kihlgren
Sextantio